Una performance rituale per un visitatore alla volta di VestAndPage
Un atto di riflessione intima e cordoglio a riconoscimento di crisi climatica, nuove colonizzazioni e processi di sfruttamento di terre e risorse causati dalla logica capitalista. I visitatori sono invitati, uno per volta, a condividere poeticamente un proprio pensiero su quanto quotidianamente perdiamo. La schiena di Andrea è lì, si offre per essere scoperta poco a poco e accogliere le testimonianze di ognuno sulla pelle.
Lost Matter nasce da un profondo senso di solastalgia, ovvero un’intima sensazione di turbamento che si prova quando un luogo conosciuto non è più com’era. È una sensazione speculare rispetto alla nostalgia: la si prova nella propria casa piuttosto che per la propria casa (Glenn Albrecht 2019, 38). È comune in molte culture da tempo: un paesaggio conosciuto ma impoverito, la sua biodiversità ridotta, può provocare un senso di solastalgia. Elyne Mitchell (1946, 4) ha sottolineato che le pratiche di sfruttamento come l’agricoltura su larga scala e la colonizzazione hanno contribuito a causare una disconnessione endemica tra l’essere umano e il pianeta. Recentemente, il disequilibrio degli ecosistemi dovuto al cambiamento climatico ha intensificato il senso di desolazione che si prova di fronte a fenomeni ambientali che sfuggono al nostro controllo: incendi dolosi di boschi e foreste, allagamenti, siccità, terremoti, eruzioni vulcaniche. Interventi umani invasivi e distruttivi, come le estrazioni minerarie, i disboscamenti, la pesca intensiva e altri ancora, esercitano fortissime pressioni che la natura e l’umano faticano sempre più a sostenere. È un processo che comporta una perdita irreversibile di ambienti vivibili e causa una conseguente angoscia esistenziale. Alcune ricerche in ambito sociale e psicologico indicano che la solastalgia può avere una funzione adattiva quando le si è indotti a ricercare una consolazione collettiva. Momenti di riflessione e emozione possono indurre a nuove prese di coscienza, mantenere resilienza e pensare al cambiamento. Una produzione VestAndPage 2022/23
Protagonistx contemporanex della performance art da quasi vent’anni, VestAndPage (Verena Stenke & Andrea Pagnes) ne esplorano i processi fenomenologici, unitamente alla cinematografia basata sulla performance. La loro pratica artistica è collaborativa e contestuale, concepita in risposta ad ambienti naturali, situazioni sociali, siti storici e architetture. In una psicogeografia di regni simbiotici, si muovono tra incarnazione e ricerca, l'inedito e l'imprevisto, l'oppresso e il non detto, il dimenticato e il represso, concentrandosi sulla natura liminale, spettrale e rituale dell'arte. Hanno prodotto performance e film tra i ghiacciai dell'Antartide, alle pendici dell'Himalaya, nella vastità della Terra del Fuoco, in enclavi militari e all'interno di sistemi di grotte e caverne preistoriche. Tra i loro progetti curatoriali, la Venice International Performance Art Week, fondata nel 2012, e che dirigono a tutt’oggi. Le loro opere sono state presentate internazionalmente in vari siti, teatri, musei, gallerie e cinema.
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